Senza un’organizzazione internazionale pubblica sulla salute non riusciremo ad affrontare pandemie come quella del Covid-19. Ma l’Oms ha un budget di appena 4,42 miliardi, pochi poteri, molti compiti che la espongono come capro espiatorio all’incapacità dei governi. Trump rischia di darle il colpo di grazia.
Covid19 continua a tenere in scacco il mondo, nell’irrefrenabile conta quotidiana dei contagi, e dei morti. L’onda
virale continua a gonfiarsi e si propaga, avanzando fino a lambire
paesi del mondo ancora incolumi, o rilasciando invece nuovi flussi in
paesi già propensi alla risacca, dopo draconiani regimi di lockdown
– come accade in queste ore in Cina. La crisi planetaria che il genere
umano sta vivendo segna lo spartiacque fra un prima e un dopo. Le
decisioni che i governi prenderanno, nell’urgenza di intervenire subito o
nel prossimo futuro, definiranno le società e il mondo che verrà con
conseguenze di lunga gittata, non solo in ambito sanitario.
Prendere decisioni non è uno scherzo, mentre i governi sono
sballottati tra i flutti di questa transizione. A quattro mesi dalla
comparsa del nuovo coronavirus, scienza e politica navigano ancora a
vista, inevitabilmente, alla scoperta del patogeno e delle sue
traiettorie, delle mutazioni e degli impatti che produce quando approda
in una zona del mondo, nella sua specifica reazione al contesto.
SARS-CoV-2 si innesta nelle cellule umane per continuare a vivere e
moltiplicarsi, ma questa dinamica si combina con altri fattori. E’ già
mutato almeno tre volte il virus, che si misura con le caratteristiche
ambientali dei luoghi, si cimenta con le attitudini dei popoli e delle
organizzazioni sociali. Quale scia lascerà dietro di sé? Gli analisti si
dilettano nelle più svariate proiezioni di scenari. Alcuni intravedono
il definitivo declino della leadership americana e “l’ascesa degli
altri”, per dirla con il noto editorialista Fareed Zakaria, a cominciare
dalla Cina. Altri prevedono la fine della globalizzazione,
funzionalmente troppo rischiosa per essere ancora praticabile. I più
ottimisti profetizzano lo schiudersi di un’era nuova di cooperazione. I
più pessimisti intercettano un minaccioso vento in poppa ai
nazionalismi, con l’insorgere di nuove pulsioni da regime, anche grazie
al nuovo consenso sulle esigenze del controllo sociale da imporre per
limitare il contagio del virus.
Le pandemie cambiano la storia. Lo spiega l’epidemiologo Frank Snowden nel suo libro Epidemics and Society: From the Black Death to the Present, recensito di recente in uno stimolante articolo del New Yorker, dal
quale prendo lo spunto per condividere alcune preoccupazioni, e qualche
domanda. La prima: il multilateralismo riuscirà a sopravvivere a
Covid19? Non è affatto scontato. Il nuovo coronavirus ha colto la
comunità internazionale nel culmine di patologie pregresse, debilitata
da un purulento nucleo di paesi che rema contro, straccia il sottile
filo di regole che resta, boicotta ogni timido sforzo di agire contro la
crisi climatica, e a favore dello sviluppo sostenibile (la Agenda
2030). Da quando la Cina ha lanciato il primo allarme sulla nuova
epidemia, alla fine di gennaio, la cooperazione internazionale tra
governi è risultata la vera missing in action dalla scena, salvo
qualche eccezione inattesa (la mobilitazione del personale sanitario di
Cuba e Albania) e non disinteressata (la nuova edizione della Silk Road cinese in chiave sanitaria).
Abbiamo visto sanzioni ancora più dure contro l’Iran, il G7
praticamente disabilitato, il G20 ridotto a emettere un poco convincente
segnale di impegno per fare “whatever it takes”, dopo un prolungato e
rumoroso silenzio. Non esiste insomma un coordinamento della pandemia a
livello mondiale, sicché solo l’istinto nazionalistico muove
l’azione-improvvisazione dei governi. L’Europa non riesce a formulare
una risposta comune, neppure lei, e men che meno un ambizioso disegno
collettivo che faccia leva sui vantaggi da conseguire sul medio termine.
Che dire poi della grossolana sprezzante mossa del presidente americano
Donald Trump per acquisire preventivamente i diritti brevettuali di un
vaccino ricercato dall’azienda tedesca CureVac, e dunque l’esclusiva di
accesso. I governi si son
guardati tra loro con distanza, o peggio con pregiudizio. Senza imparare
gli uni dagli altri. Senza risparmiare appostamenti per sparare su chi
fosse da considerare, di volta in volta, colpevole della pandemia (il
“Wuhan virus” di Donald Trump). Intanto il virus avanzava. La
tensione corre sul fil di lama tra Stati Uniti e Cina, ciò che complica
le cose. E pensare che durante l’epidemia di SARS c’era stato un forte
spirito di collaborazione ad animare le relazioni tra i due paesi: i
presidenti Hu Jintao e George W. Bush firmarono nel 2005 i Ten Core Principles
della risposta globale alle pandemie, un decalogo di principi basilari a
cui aderirono in seguito 88 tra paesi e agenzie. Nel 2009, lo stesso Hu
Jintao telefonò personalmente a Barak Obama per esprimere il proprio
cordoglio in occasione del temibile focolaio di influenza H1N1 divampato
negli Stati Uniti, e per confermare il desiderio di “mantenere aperte
le comunicazioni con Oms, Stati Uniti, e con gli altri attori coinvolti,
per rafforzare insieme la cooperazione contro questa sfida alla salute
umana e alla sicurezza”.
E le Nazioni Unite? Sospese come sono in uno stato d’eccezione che ne
paralizza l’ordinario funzionamento, sono ancora l’unico approdo di
riferimento tecnico ed etico del pianeta legittimato da un mandato
sovranazionale. L’unico. Pur con tutti i limiti, e le complesse
politiche interne. Ce la farà l’Onu a restare visibile sulla scena,
quando la marea del Covid19 si sarà ritirata? La cancellazione della
conferenza COP26 in agenda a Glasgow il prossimo novembre rischia di
allentare oggettivamente la già insufficiente tensione rivolta al
contrasto del riscaldamento globale. L’appello del Segretario Generale
António Guterres per un cessate il fuoco globale ha prodotto qualche
incerto risultato (continuano i combattimenti in Libia), ma
il Consiglio di Sicurezza non ha mosso foglia di fronte alla peggiore
crisi planetaria dalla seconda guerra mondiale, congelato com’è dalle
ostilità tra Cina (presidente di turno del Consiglio di Sicurezza dal 1
marzo) e Stati Uniti. Si è
riunito il 10 aprile per la prima volta, è uscito con una dichiarazione
di sostegno al lavoro del Segretario Generale ma nulla più. Utile,
quello sì, a rompere l’isolamento di Guterres, preoccupato per le
rovinose conseguenze economiche e sociali della pandemia ma anche per la
“significativa minaccia al mantenimento della pace e della sicurezza”
che potrebbe scaturire da attacchi terroristici, dalla decrescente
fiducia nelle istituzioni pubbliche, dall’instabilità politica dovuta
alla dilazione di appuntamenti elettorali o referendari. Covid19 rischia
di esasperare le violazioni dei diritti umani nel mondo. Come per l’Europa, le Nazioni Unite si giocano su Covid19 la loro stessa raison d’être. Scusate se è poco.
E qui entra in campo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms),
ignorata da molti dei suoi membri e sotto feroce attacco da parte di
Donald Trump. In queste ore è stata confermata la sospensione dei fondi
all’Oms annunciata dal presidente americano il 7 aprile scorso, Giornata
mondiale della salute, per beffarda coincidenza. In termini assoluti,
gli USA sono il primo finanziatore dell’agenzia, con un contributo nel
2019 superiore a 400 milioni di dollari. Fondi che saranno destinati per
il 2020 ad altre organizzazioni. Nel frattempo giungono segnali che il
Dipartimento di Stato, USAID e altri funzionari dell’amministrazione
stiano puntando alla creazione di una istituzione alternativa per la
salute globale . Un gioco al massacro costruito ad arte da Trump. Il
presidente americano non ha fatto altro che cacciare capri espiatori
dall’arrivo di SARS-CoV-2 (in
sequenza: la amministrazione Obama, la Cina, i mass media) per gettare
su “altri” le responsabilità proprie nella controversa e divisiva
gestione della pandemia, una gestione sotto scrutinio critico da parte
della stessa comunità scientifica e – sempre di più – della stampa.
Se non è un colpo mortale, quello inferto all’Oms nel bel mezzo della
tempesta virale, nel momento cioè in cui la comunità internazionale ha
più bisogno dell’agenzia, ci arriva vicino. Va detto che è solo l’ultima
vicenda, in ordine di tempo, sul mancato rispetto da parte di Trump
delle principali traiettorie operative previste nel piano contro
l’influenza pandemica redatto dall’amministrazione nel 2017. Una azione
senza precedenti, come Covid19.
Da gennaio l’Oms è alle
prese con una sfida sanitaria senza precedenti, di una complessità
inaudita, nel tentativo di capire e domare la cinetica del nuovo
coronavirus. L’azione del direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus,
pur se avrebbe meritato in alcuni passaggi più incisività, ha ottenuto
il sostanziale apprezzamento di esperti e scienziati indipendenti che
non sono teneri con Ginevra. Per mandato, l’Oms allerta i governi e
mobilita la comunità scientifica, formula raccomandazioni, in un
divenire della scienza che si costruisce per tentativi ed errori,
successi e validazioni, nella constante e tempestiva condivisione dei
dati. L’accusa di Trump punta il dito contro la presunta
accondiscendenza dell’Oms verso Pechino, primo focolaio del virus, una
complicità con la Cina nei ritardi e nella scarsa trasparenza che
avrebbe frenato la comprensione sulla gravità del contagio. La realtà è
un’altra cosa. L’agenzia è stata piuttosto la prima vittima
dell’iniziale oscuramento dell’epidemia di Wuhan. Secondo quanto
racconta John McKenzie, del comitato di emergenze dell’Oms, quando
Pechino allertò Ginevra il 31 dicembre, gli scienziati cinesi avevano
già sequenziato e identificato un coronavirus, salvo che la
comunicazione all’Oms è arrivata il 7 gennaio, e la sequenza genetica
del virus è stata condivisa solo il 12 gennaio. Un tempo prezioso,
sprecato. L’Oms si è vista poi negare l’autorizzazione per una prima
missione alla metà di gennaio, quando appariva ormai chiaro quanto i
numeri ufficiali di Pechino fossero lontani dalla realtà. Una questione
ancora oggi aperta per il governo cinese. Tedros
ha deciso di sfoderare la santa pazienza della diplomazia, senza un
confronto aperto, per conseguire il risultato di un’azione condivisa
contro il virus da parte della Cina. Che è arrivata, alla fine. Meritava una crocifissione pasquale?
L’Oms è una organizzazione che ha molte responsabilità, ma pochi poteri. E’ bene saperlo. Opera prevalentemente a regime di soft norm,
indicazioni non obbligatorie. Al contrario di realtà come
l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), l’Oms non ha facoltà di
vincolare e soprattutto di sanzionare i suoi membri. Su questo punto
dovremmo farci qualche sana domanda. “L’organizzazione è stata svuotata di potere e risorse”, sostiene Richard Orton editor di The Lancet.
Il suo budget annuale si aggira intorno ai 2 miliardi di dollari (il
budget è approvato su base biennale: il biennio 2016-2027 è stato di
4,34 miliardi di dollari, quello 2018-2019 di 4,42 miliardi), inferiore a
quello di molti ospedali universitari. Una cifra irrisoria se pensiamo
alla gamma vertiginosa di ambiti sanitari e di progetti di ricerca in
cui è impegnata l’organizzazione.
Le epidemie più recenti hanno variamente esposto l’Oms alle critiche o
ammaccato la sua credibilità, come è accaduto con la vicenda del virus
Ebola fra il 2014 e il 2016. Ma è l’Oms stessa a soffrire. I governi che
ne sono i titolari principali, invece di promuoverne l’autorevolezza
scientifica e l’indipendenza politica, hanno fatto di tutto dagli anni
’80 in poi per contenerne l’autonomia di mandato a tutela della salute
pubblica. Perché, come Covid19 ci insegna, la salute confligge con gli
interessi dell’industria e dell’economia, di cui i governi si sono fatti
inesorabili interpreti e portavoce. Hanno aperto le porte dell’Oms alla
presenza dei privati che partecipano ormai come stakeholders nelle discussioni multilaterali. L’agenzia in queste condizioni non può operare all’altezza delle sfide. Necessita
di una messa a punto urgente, non ci sono dubbi, per un vero rilancio
operativo. Niente a che vedere con le riforme tecnocratiche
apparecchiate per lei negli ultimi anni, per un ulteriore snellimento.
I governi giocano col fuoco quando fanno dell’Oms il capro espiatorio
delle loro inefficienze nella gestione di Covid19, in un combinato
pericoloso di irresponsabilità nazionalista e totale assenza di visione.
Se c’è una certezza finora, essa è che la pandemia ha rilanciato la
centralità della sola organizzazione internazionale pubblica sulla
salute, e il ruolo che dovrà svolgere in futuro per la gestione delle
crisi sanitarie. Gli scienziati ci dicono che ne verranno ancora, dopo
SARS-CoV-2. Quando la vicenda sarà conclusa, un’accurata analisi sulle
cause del contagio di Covid19 e sugli errori che hanno portato a questa
tragedia sarà indispensabile. L’Oms non potrà sfuggire alle proprie
responsabilità. Ma neppure
gli Stati, nessuno escluso. E l’unica via d’uscita per salvarsi sarà
riprendere in mano le fila di un multilateralismo maturo, degno di
configurare la sopravvivenza dell’umanità sul pianeta.
https://sbilanciamoci.info/cera-una-volta-il-multilaterialismo-il-covid19-e-loms-sotto-attacco/
1 https://www.foreignaffairs.com/articles/china/2020-04-13/xi-jinping-won-coronavirus-crisis?utm_medium=newsletters&utm_source=fatoday&utm_content=20200413&utm_campaign=FA_TODAY_041320%20Balancing%20Privacy%20and%20Public%20Health%2C%20Xi%20Won%20the%20Coronavirus%20Crisis%2C%20North%20Korea%27s%20Pandemic%20Preparedness&utm_term=FA%20Today%20-%20112017
2 https://www.newyorker.com/news/q-and-a/how-pandemics-change-history
3 https://www.cfr.org/report/responding-threat-global-virulent-influenza
4 https://www.foreignaffairs.com/articles/china/2020-03-24/us-and-china-could-cooperate-defeat-pandemic?utm_medium=newsletters&utm_source=fatoday&utm_content=20200324&utm_campaign=FA_TODAY_032420%20The%20Repercussions%20of%20U.S.-Chinese%20Antagonism%2C%20Voting%20During%20a%20Pandemic%2C%20How%20Trump%20Hijacked%20Foreign%20Policy&utm_term=FA%20Today%20-%20112017
5 https://www.theguardian.com/world/2020/apr/03/coronavirus-threat-prompts-un-to-redouble-efforts-to-end-long-term-wars
6 https://www.worldpoliticsreview.com/articles/28624/global-leadership-is-in-quarantine-amid-the-coronavirus-pandemic
7 https://www.politico.com/news/2020/04/10/trump-aides-debate-demands-who-179291
8 https://www.nytimes.com/2020/04/11/us/politics/coronavirus-trump-response.html?utm_source=dailybrief&utm_medium=email&utm_campaign=DailyBrief2020Apr15&utm_term=DailyNewsBrief
9 https://www.cdc.gov/flu/pandemic-resources/pdf/pan-flu-report-2017v2.pdf
10 https://www.who.int/dg/speeches/detail/who-director-general-s-opening-remarks-at-the-media-briefing-on-covid-19–8-april-2020.
11 https://www.theguardian.com/news/2020/apr/10/world-health-organization-who-v-coronavirus-why-it-cant-handle-pandemic
12 https://www.nytimes.com/2020/04/03/world/asia/coronavirus-china-grief-deaths.html?auth=login-email&login=email
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