Tedros Adhanom, direttore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità
Senza precedenti la parabola di attacchi contro l’Oms, nel bel mezzo della più grave crisi pandemica della globalizzazione
Ha lasciato definitivamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Donald Trump. Con uno dei suoi coup de theatre, ne ha dato notizia durante la conferenza stampa di venerdì pomeriggio, occasione di altri roboanti annunci costruiti ad arte dal presidente degli Stati Uniti per richiamare su di sé l’attenzione di un paese prostrato dalle morti dovute alla pandemia, in ginocchio per la disoccupazione, ferito dall’ennesima uccisione pubblica di un cittadino afroamericano: George Floyd, soffocato brutalmente da un poliziotto a Minneapolis. Ancora una volta in preda alla crisi razziale, l’America si trova sull’orlo di una pericolosa escalation di tensione sociale, che secondo accreditati analisti prelude all’avvio di una guerra civile.
La parabola di attacchi all'OMS. Senza precedenti è questa parabola di attacchi contro l’Oms, nel bel mezzo della più grave crisi pandemica della globalizzazione. Senza precedenti sono le minacce rivolte a Pechino sulla scorta di accuse che vanno dallo spionaggio industriale in campo farmaceutico, all’illegittima rivendicazione cinese di alcune isole nell’Oceano Pacifico, per arrivare infine alla recente approvazione delle autorità cinesi della legge per la sicurezza, in risposta alla ennesima ondata di proteste di Hong Kong. Nella conferenza stampa Donald Trump ha dichiarato di “terminare la relazione con l’Oms”, a causa delle mancate riforme sul coronavirus dovute al fatto che la Cina, il paese che “con le sue malefatte ha prodotto sofferenza globale di molti morti e profonde ferite all’economia del globo”, a suo avviso “ha il controllo totale sull’agenzia”.
Un punto di svolta. Siamo a un punto di svolta nella crisi geopolitica scatenata dal nuovo coronavirus che ha trasformato l’agenzia delle Nazioni Unite per la salute nel capro espiatorio della nuova guerra fredda commerciale, sanitaria, e di egemonia tecnologica, tra Stati Uniti e Cina. Una torsione che nelle scorse settimane ha prodotto la paralisi di tutto il sistema ONU - gli USA hanno bloccato una risoluzione del Consiglio di Sicurezza per il cessate al fuoco globale volto a promuovere il contenimento del contagio negli scenari di conflitto, per via di un riferimento al ruolo dell’Oms negli interventi contro la pandemia.
Il disimpegno nella lotta a malattie nel Sud del mondo. Il 14 aprile l’amministrazione Trump aveva già decretato un primo congelamento dell’erogazione dei fondi all’Oms, attirandosi molte e aspre critiche dagli addetti ai lavori. Richard Orton, direttore editoriale della prestigiosa rivista The Lancet, aveva reagito alla sospensione dei fondi con una puntuale ricostruzione degli eventi nelle primissime fasi della epidemia a Wuhan, che rimandava al mittente tutte le congetture relative a una proditorio silenzio della Oms sullo scoppio della epidemia - esercizio che replica il New York Times in queste ore. Molto più dura era stata la reazione di una consistente rappresentanza della comunità sanitaria internazionale, che sempre su The Lancet avevano bollato la decisione di Trump “un crimine contro l’umanità”, in considerazione del notevole impegno americano nella lotta di importanti patologie nei paesi del sul del mondo – polio, Hiv, malaria e tubercolosi, ma anche la salute materno infantile e i programmi di vaccinazione.
Niente ha scalfito la strategia presidenziale. Donald Trump è stato il solo leader mondiale a disertare la prima Assemblea Mondiale della Salute online il 19 e 20 maggio scorso, storica anche per il livello di rappresentanza della comunità internazionale. La presenza degli Usa si è fatta sentire nel durissimo j’accuse di Trump contro il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in una lettera del 18 maggio nella quale si concedevano all’Oms 30 giorni per cambiare passo, richiedendo tanto “significativi” quanto imprecisati miglioramenti. Smentendo se stesso, dopo solo dieci giorni, Trump taglia i ponti con Ginevra.
Un gesto unilaterale di dubbia costituzionalità. “Non può andarsene così, per vezzo personale, senza passare dal Congresso” - sostiene il professor Lawrence O. Gostin del Law Centre della Georgetown University – ed è di dubbia realizzazione, visto una delle condizioni per lasciare l’Oms è quella di aver saldato i debiti pregressi con l’organizzazione, come sancito dal Senato americano negli anni ’40".
Un ritiro che ne annuncia altri. Questo ritiro si pone però in linea di coerenza con precedenti ritiri unilaterali di Washington da accordi internazionali - l’ultimo, in ordine di tempo, il trattato sulla sorveglianza dei cieli (Open Skies Surveillance Treaty) – e potrebbe prepararne altri futuri: si parla di Nato e di Wto. I fondi erogati all’Oms – 553 milioni di dollari nel 2019, quasi il 15% del budget dell’organizzazione – saranno d’ora in poi destinati ad “altri urgenti necessità globali di salute pubblica che meritano finanziamenti”. Sappiamo anche che Trump sta lavorando con la Segreteria di Stato per la creazione di un’agenzia sanitaria internazionale, alternativa all’Oms.
Una singolare coincidenza. La ironia della sorte è che gli Usa lasciano l’Oms proprio nel giorno in cui l’Organizzazione ha lanciato la Solidarity Call to Action, la mobilitazione alla solidarietà per dichiarare la risposta a Covid19 un bene comune globale, assieme a 37 stati membri. Questa iniziativa abbraccia la contestuale costituzione di un pool della conoscenza scientifica su base volontaria – brevetti, dati clinici, procedimenti regolatori, etc. – da mettere in comune per facilitare e velocizzare la scoperta e la produzione di nuovi rimedi contro SARS-CoV-2.
Verso la produzione di beni comuni. Si tratta di un significativo segnale di deroga della proprietà intellettuale e di indiscutibile miglioramento della visione operatività della agenzia, in un’ottica di salute pubblica. Una visione di Cooperazione internazionale nel segno della produzione di beni comuni, che non trova corrispondenza nella gestione autarchica della crisi sanitaria negli Stati Uniti, frutto di una sorprendente mescolanza di dinieghi, approssimazione, isolazionismo, impreparazione, irresponsabilità. Il risultato finora è la conta di 100.000 morti e il contagio quotidiano di circa 20.000 persone.
Le "sirene" di Trump e le seduzioni sulla stampa. Oltre la cronaca, occorre fare alcune riflessioni, anche perché ho constatato che la sirena argomentativa di Trump contro la Cina ha prodotto anche in Itaia effetti di seduzione sulla stampa e su alcuni circoli intellettuali poco addentro alle dinamiche della salute e delle Nazioni Unite. Il direttore generale dell’Oms, smentendo la nozione di una sua pedissequa sindrome di dipendenza dalla Cina, sostiene che se l’Oms deve essere accusata di qualcosa, la sua colpa è casomai di essere stata in passato americano-centrica (“US-centric”).
Eppure gli USA ebbero un ruolo importante. In effetti, gli Stati Uniti sono stati fondamentali alla creazione dell’Oms nel 1948: la Fondazione Rockefeller ha ricoperto un ruolo decisivo nell’impostazione concettuale e istituzionale dell’Organizzazione. Gli Stati Uniti inoltre sono da sempre i primi finanziatori dell’agenzia, seguiti dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, dalla Germania, Gavi (l’iniziativa sui vaccini finanziata da Bill Gates) e dalla Gran Bretagna. La Cina partecipa in ragione dello 0,21% del bilancio Oms, in una posizione molto distanziata e tradizionalmente poco attiva nelle dinamiche del multilateralismo.
Il colpo ai programmi sanitari dei paesi poveri. Oltre a colpire al cuore programmi sanitari decisivi nei paesi a basso e medio reddito, il ritiro di Trump dall’Oms rischia di avere implicazioni molto negative anche in America, come spiega in una nota il Senatore Lamar Alexander, presidente della Commissione Salute: “il ritiro dall’Agenzia potrebbe interferire con gli studi clinici che sono essenziali allo sviluppo dei vaccini, necessari ai cittadini degli Stati Uniti come a tutti gli altri”. Inoltre, l’abbandono dell’Oms complica e non poco le collaborazioni con altri paesi per fermare il contagio e ottenere i vaccini.
Come si colmerà quel vuoto. La filantropia americana – oltre a Bill Gates, la Bloomberg Foundation e Rotary International, assieme alla UN Foundation di Ted Turner - esercita una notevole influenza sulla Agenzia; si tratterà di capire come potrà mediare il vuoto che verrà a determinarsi, anche in termini di personale statunitense presente dentro l’Oms. Con Covid19 la Cina ha scoperto il multilateralismo e l’importanza della diplomazia sanitaria per contare nel mondo. Una visione che il leader Xi Jinping ha inquadrato nella centralità dell’Oms e nel ruolo che la Cina intende giocare con due miliardi di dollari di investimento, per la costruzione di un hub operativo pandemico, con approvvigionamento di dispositivi medicali e rotte commerciali di solidarietà con almeno 30 Paesi africani. La ritirata di Trump lascia a Pechino campo libero di azione. Se la profezia cinese di Trump si avvererà, il presidente dovrà solo ringraziare sé stesso.
* Nicoletta Dentico, giornalista esperta di salute globale, ha guidato in Italia la Campagna per la messa al bando delle mine anti-persona e promosso quella per la cancellazione del debito dei paesi poveri. Come direttrice di Medici Senza Frontiere ha lanciato in Italia l’azione per l’accesso ai farmaci essenziali. Ha collaborato con l’Oms e diverse organizzazioni internazionali. E’ responsabile del programma salute globale di Society for International Development (SID).
https://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2020/05/30/news/organizzazione_mondiale_della_sanita_-257992438/
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